domenica 9 dicembre 2007

('-_' ) -[ Bois du Cazier, Marcinelle ]

L’uomo che mi dà un passaggio per rientrare è italiano, aveva 16 anni quando avvenne l’incidente. Emigrato con l’intera famiglia aveva seguito il padre giù in miniera. Non spende molte parole sull’argomento: ho l’impressione che una sorda malinconia lo avvolga, qualcosa che trascende la catastrofe e i singoli eventi per affondare le suo radici nella condizione stessa dell’emigrante. Io, faccia da turista, zaino e biglietto per l’Italia in tasca quasi mi sento in colpa.

Come annunciato dedico qualche riga alla recente visita alla miniera di Bois du Cazier, Marcinelle.

Dalla stazione di Charleroi ci si arriva in bus percorrendo le vie di una città anonima ma non così sgradevole come immaginavo. Si attraversa una periferia di villette rosse in mattoni e all'improvviso, dietro una collinetta spuntano le due torri. Terra nera, nera-nera, carbone insomma. Sono tante le collinette in zona, piramidi coniche che spuntano ovunque a testimoniare il passato sfruttamento del sottosuolo. Le torri, poi l’intero complesso minerario… fa uno strano effetto vedere dal vivo una cosa che hai disegnato per mesi, che hai visto in bianco e nero avvolta nel fumo, brulicante di gente, sporca e rumorosa. Ora, linda e discreta, pare addirittura finta. Pochi i visitatori, potrei quasi dire d'essere solo. Quasi un privilegiato riconosco emozionato scorci e particolari disegnati nel fumetto: credo d’aver fatto un buon lavoro dal punto di vista documentativo e ho la sensazione d’essere riuscito a catturare parte dell’atmosfera del luogo.

Marcinelle è stato il mio primo graphic novel, un libro per me importante, una storia, quella narrata, che mi ha coinvolto dal punto di vista emotivo e una Storia, quella che ho ancora davanti agli occhi, che non cesserà di farlo.
Per conoscere, per capire, per non dimenticare.


5 commenti:

biri ha detto...

Per non dimenticare...
Purtroppo i fatti recenti dimostrano che l'opinione pubblica ha bisogno della tragedia per prendere atto di una realtà scomoda (e rimossa) anche se quello dei morti sul lavoro è nei fatti uno stillicidio continuo che si consuma in silenzio e quotidianamente nei cantieri e nelle fabbriche di tutta Italia.
Sì, di lavoro si può "ancora" morire, ed è avvilente che a ricordarcelo, ciclicamente, debba essere una strage.
Per questo "Marcinelle" dovrebbe diventare una lettura da portare nelle scuole e di lì nelle case, per il potere che ha il Fumetto, come linguaggio, di parlare a tutti, coinvolgendo sul piano emotivo, facendo riflettere su quello razionale.

Anonimo ha detto...

Ne parlava anche Andrea Laprovitera nel suo blog.
Per il lavoro che svolgo (Davide sa quale) vedo giornalmente l'ipocrisia che circonda il fenomeno delle "morti bianche" (che di bianco non hanno niente!).

Ipocrisia interessata da parte delle aziende e ipocrisia a volte dovuta ad incapacità da parte delle istituzioni.

Istituzione che sanno solo indignarsi ogni volta che succede una tragedia del genere.
Ma solo con parole ormai vuote e solo quando le morti assurgono alle luci della ribalta (lo sapete che, in Italia, c'è almeno... e dico almeno... un morto sul lavoro al giorno?

Pensate se dovessero indignarsi 365 giorni all'anno, poverini!

Dici bene, Biri. Libri come Marcinelle dovrebbe essere letto e commentato nelle scuole, ma bisognerebbe saperlo fare, in una società dell'informazione che informazione non è.

Davide Pascutti ha detto...

"Scusate l'intrusione nel mondo reale" dice Andrea Laprovitera nel suo blog. Dice bene, dice quello che probabilmente in molti non vogliono sentire. Perchè non ce ne frega niente di uno, due, tre, quattro, cinque (!) morti sul lavoro al giorno, non ce ne frega niente finchè qualcuno non li sbatte sul teleschermo facendoli diventare spettacolo, manipolandoli e infarcendoli di retorica e ipocrisia! Ci fa bene indignarci per un paio di giorni, ci tiene il cervello impegnato, poi potremo dimenticare tutto con la coscienza pulita e una targa su una parete sopra al tronfio politicante di turno. Francesco Coco ha detto che quando era sull'isola la cosa che gli mancava di più era un letto comodo. Esticazzi.

Anonimo ha detto...

Commento OT e pure un po' faceto (che ce li possiamo permettere noi, che non ci dobbiamo lavare la coscienza con un minuto di silenzio alla prima della Scala!):

Davide, mi farai morire!
A vederti sembri un polentone, taciturrno e beneducato, ma quando te ne esci con commenti tipo quello su Coco... metti a nudo la tua vera anima di sanguigno terrone! :D

Niccolò Storai ha detto...

MILLEDUECENTOTTANTA PERSONE SONO MOTRE LO SCORSO ANNO PER INCIDENTI SUL LAVORO.
In un paese dove politici vanitosi creano aborti politici non c' è da meravigliarsi.
Quello che ci frega è che siamo un popolo distratto, lagente saluta Berlusconi come l' unica "novità" ad un governo oramai fantasma.
Non siamo mai stati messi così male.
Ki come Luttazzi cerca di fare vera informazione viene zittito, ke palle, ma come abbiamo fatto a ridurci così?
Le persone morte sul posto di lavoro ci fanno capire quanto siamo indietro rispetto all' umanità perfetta che tanto pensiamo di essere.
Mi viene da vomitare al solo pensiero che ci sono persone che si aumentano lostipendio a loro piacimento, vanno a lavorare sui loro sicuri sgabelli quando cazzo gli pare.
Dall' altra parte ci sono persone che con molta più dignità si alzano e rischiano la loro vita solo perchè fanno il loro dovere.